La jemolina Maria Agnino nasce a Roma, dove si laurea in Giurisprudenza all’Università “La Sapienza”. Nel 2004 partecipa al XIII corso dell’Istituto di Studi Giuridici del Lazio “Arturo Carlo Jemolo” per la preparazione alla professione forense. Dal 2007 è iscritta all’Albo degli Avvocati presso il Consiglio dell’Ordine di Roma. Eletta Consigliere dell’Ordine a settembre 2017, è Delegata al Coordinamento nazionale della Conciliazione Forense e componente del Comitato Direttivo dell’UNAM. Coordina, inoltre, l’Organismo di Mediazione Forense di Roma ed è Responsabile dell’Organismo di composizione della crisi da sovra indebitamento.

Nel corso della sua carriera, Lei ha continuato a frequentare le aule dell’Istituto Jemolo: da borsista nell’ambito di un progetto regionale di Perfezionamento Giuridico; da discente nei corsi di Diritto Ambientale e nel corso per Conciliatori; in qualità di docente nell’ambito del Corso per Mediatori e da organizzatore di convegni e approfondimenti giuridici. Ci dice quali sono i motivi che la spinsero a scegliere il nostro Istituto?

Perché mi sono sentita subito a casa. Era un periodo molto difficile della mia vita e mi ricordo che mi ‘accolse’ il Dott. Giuseppe Licciardi, con il quale siamo rimasti molto legati finché è rimasto in vita. Penso spesso a quei tempi: sia lui sia la Dott.ssa Romeo mi avvisavano, quando andavo a trovarli, sui corsi che ritenevano più interessanti per me. D’altro canto, ho sempre avuto docenti eccellenti all’Istituto Jemolo. Molto, moltissimo di quello che so lo devo a loro.

Conserva un particolare ricordo delle lezioni seguite e degli insegnanti del Corso?

Ricordo molto bene tutto: la maestria con la quale il Pres. de Roberto mi ha fatto amare il diritto amministrativo, le geniali lezioni del Pres. Canzio, la bravura del Prof. Vona nel farci comprendere il processo esecutivo, che non era proprio una cosa banale, il terrore di quando il Prof. Arieta ci poneva una domanda di procedura civile e mi accorgevo che praticamente tutta la classe si abbassava per non farsi vedere…. ricordo i compiti a casa, che siano benedetti, i pareri scritti, l’esame finale, il confronto quotidiano con il resto della classe, e tantissimi altri momenti.

Un giorno accadde che c’era il derby infrasettimanale alle 19.00. Noi uscivamo dal corso alle 20.00 e potevamo fare solo poche ore di assenza. Ricordo che tra laziali e romanisti ci mettemmo d’accordo per non fare assenze pur di andare al derby, perché il Dott. Licciardi era assolutamente inflessibile con tutti. Al cambio dell’ora, alle 18.00 ci siamo alzati (eravamo una quindicina) e, ognuno con la sua sciarpa, siamo andati insieme allo stadio. È un bellissimo ricordo per me, anche perché molti di noi sono rimasti amici veri e ci vogliamo tanto bene.

Qual è stata la ricaduta dei corsi seguiti presso l’Istituto Jemolo nella sua formazione professionale?

Certamente il corso annuale sulla preparazione alle professioni forensi mi ha insegnato moltissimo, poi sono diventata conciliatore, iscritta allo Jemolo e conseguentemente, con l’entrata in vigore del D.lgs 28/2010, diventata mediatore, ho cominciato a mediare. La sorte ha voluto che mi innamorassi della mediazione e questo amore mi ha portato ad essere, tra l’altro, Consigliere dell’Ordine.

Questo è senz’altro il punto più importante. Ma ho imparato moltissimo anche con il master di diritto ambientale. Secondo me dovrebbe essere fatto da tutti i cittadini, perché ci sono tante azioni che facciamo automaticamente che sono contro l’ambiente e magari, mediamente, non ne abbiamo contezza. Ricordo quando ci hanno portato a visitare la discarica di Malagrotta e come funzionano i depuratori dell’acqua. Mi si è aperto un mondo assolutamente sconosciuto. Ed io sono stata sempre attenta all’ambiente.

Che sensazione ha provato a tornare all’Istituto Jemolo da docente e come vede l’Istituto oggi?

Insegnare all’Istituto mi ha dato una gioia immensa. Non tanto perché ero passata dall’altra parte, da discente a docente, ma perché ho visto e palpato concretamente l’entusiasmo della classe, l’interesse, la voglia di capire come funziona la mediazione. Mi hanno fatto una marea di domande: e quando i discenti pongono domande, si vede benissimo quanto sono interessati.

L’Istituto è bellissimo, perfettamente organizzato. Tutti sono altamente professionali e gentilissimi. Ogni volta che entro allo Jemolo mi sento a casa come la prima volta.

Perché un giovane laureato in giurisprudenza dovrebbe scegliere il nostro Istituto per la preparazione alla professione forense e alla carriera giudiziaria? Sulla base della sua esperienza, cosa consiglierebbe?

Considerata la mia esperienza ed i Docenti che ho avuto la fortuna immensa di avere io, farei certamente l’esperienza dello Jemolo.

Oggi, oltre ad esercitare la professione di avvocato, si dedica assiduamente e con passione alla formazione, sia come relatrice che come organizzatore di convegni, molti dei quali realizzati presto l’Istituto Jemolo. Vorrebbe parlarci brevemente della sua attività?

Cerco di barcamenarmi, anche se non è facile per i tanti impegni istituzionali e lavorativi. Anche perché, se prendo un impegno, lo porto avanti con estrema serietà. Mi piace soprattutto insegnare, perché metto a nudo le mie esperienze. Mi piace fare esempi pratici di casi realmente accaduti. È anche per questo che i convegni che organizzo sono sempre gestiti in modo che ognuno possa domandare qualcosa oppure confrontarsi su un aspetto di cui si sta trattando. Amo essere interrotta dalle domande e/o da esperienze di altri Colleghi con i quali si possa sviluppare sia un confronto sia una soluzione.  Rimango una persona estremamente pratica e molto poco formale.

Nel nostro Paese le cause in tribunale hanno tempi molto lunghi, costi e rischi elevati. Mai come oggi è diventato importante prendere in considerazione modi alternativi di risoluzione delle controversie rispetto alla causa in tribunale. Cosa pensa in proposito?

Ecco, per questa domanda potrei scrivere un trattato. Da anni mi occupo di ADR ed in particolare di mediazione che, non posso negarlo, resta la mia passione. Tuttavia, ritengo con forza che ci possa essere un circolo virtuoso tra mediazione e processo. Avvocati e Magistrati insieme possono fare moltissimo (e molto già si sta facendo) per continuare in questo tanto difficile quanto inevitabile percorso culturale della giustizia alternativa anche ai fini di pacificazione sociale.

Qual è il ruolo dell’avvocato nell’ambito del procedimento di mediazione?

Secondo me, l’Avvocato in mediazione è protagonista assoluto, unitamente al proprio assistito. La bellezza della mediazione è la libertà del procedimento stesso, unito al principio di riservatezza. Qui non c’è il rapporto tra il chiesto ed il pronunciato, richiesto in giudizio, ma tutto è aperto a modifiche, a ripensamenti, ad idee nuove che vengono fuori piano piano, ascoltando le persone. Il Mediatore che è anche Avvocato, poi, ha un’importanza (ed una responsabilità) doppia. La mediazione funziona quando il Mediatore è preparato, quando riesce a gestire i conflitti tra le parti. Il Mediatore è un facilitatore, non un Giudice.   

Quali sono i vantaggi per il cittadino nel ricorso alla mediazione?

Certamente economici: la mediazione costa poco e dura poco, comunque molto, molto meno di un giudizio. In mediazione, normalmente, è la parte stessa che, attraverso la propria autodeterminazione e con l’aiuto del Mediatore, trova l’accordo con la controparte. È per questo che gli accordi in mediazione nel 95% dei casi trovano esecuzione spontanea, benché l’accordo sia titolo esecutivo. Perché le parti sono convinte di quello che stanno facendo e, nella loro consapevolezza, sono tutte soddisfatte dalla soluzione trovata. Normalmente, in giudizio, c’è chi vince e chi perde. In mediazione, si dice che vincano tutti. Le persone, tranne i casi di questioni di principio, dove non c’è molto da fare per il Mediatore, normalmente ringraziano per essersi tolte un gran peso.

Tra l’altro, dal maggio dell’anno scorso sono in vigore i parametri per l’Avvocato che assiste la parte in mediazione e sono davvero convenienti per tutti. 

Lei oggi è Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Roma. Cosa si sente di consigliare ai giovani laureati che hanno intenzione di intraprendere la professione forense?

A mio figlio, che frequenta il primo anno di Giurisprudenza, ho detto chiaramente di pensarci bene prima di decidere di svolgere la libera professione perché, anche se, per me, l’Avvocato è la professione più bella del mondo devi, per esempio, abituarti a delusioni dopo aver messo tanto impegno in quella causa, devi restare impermeabile al dolore dei tuoi assistiti (al fine di assisterli al meglio), hai tantissime responsabilità che sono e restano solo tue.

Inoltre, questo è certamente un periodo di transizione dove si svilupperanno nuove figure professionali anche nell’ambito forense. I procedimenti di ADR ne sono un esempio, ma, paradossalmente, non vengono insegnate, tranne rarissimi casi, nelle università italiane.

Raccomando l’interdisciplinarietà ed il dialogo con le altre libere professioni, raccomando la libertà mentale, raccomando il rispetto per l’altro, raccomando di guardare agli ‘Avvocati più anziani’, per fare tesoro delle loro esperienze e trasportarle, rinnovate, nel mondo giuridico attuale, raccomando le lingue straniere (almeno due) e raccomando il coraggio, la volontà e la fantasia di pensare sempre che ognuno di noi può ‘reinventarsi’ ogni giorno.