Il 10 marzo la Camera dei Deputati ha approvato – con 357 sì, 125 no e 7 astenuti – la Riforma del Senato contenuta nel ddl del Ministro per le Riforme costituzionali e per i Rapporti con il Parlamento Elena Boschi. In questo modo il ddl costituzionale supera la seconda lettura della Camera e, in base a quanto prescrive l’art. 138 della Costituzione sulle modifiche della Carta, ora dovrà tornare a Palazzo Madama.

La Riforma del Senato prevede una netta riduzione dei senatori che da 315 di oggi, diventeranno 100 così ripartiti: 74 consiglieri regionali, 21 sindaci, 5 personalità illustri nominate dal Presidente della Repubblica. I Consigli regionali sceglieranno i senatori con il metodo proporzionale fra i propri componenti. Mentre le Regioni, comprese quelle a Statuto speciale di Trento e Bolzano, sceglieranno i senatori tra i sindaci dei propri territori per un totale di 21 primi cittadini. La ripartizione dei seggi avverrà in proporzione alla loro popolazione, ma nessuna Regione potrà avere meno di due senatori. Il loro mandato durerà sette anni. Le cinque personalità illustri andranno a sostituire i senatori a vita e saranno scelti tra i cittadini che hanno illustrato la patria per i loro altissimi meriti.

I senatori conserveranno l’immunità parlamentare, quindi non potranno essere arrestati senza l’autorizzazione del Senato stesso. Altra novità contenuta nella Riforma, il Senato non sarà più organo legislativo con pieni poteri: potrà votare solo riforme costituzionali, leggi costituzionali, leggi elettorali degli enti locali e ratifiche dei trattati internazionali, leggi sui referendum popolari e diritto di famiglia, il matrimonio e il diritto alla salute. In questo modo la Camera potrà approvare leggi senza avere l’approvazione del Senato e sarà l’unica Assemblea legislativa a votare la fiducia al Governo. La funzione principale del Senato sarà quella di “funzione di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica” che poi sarebbero le Regioni e i Comuni.