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Lorenzo Delli Priscoli

INTERVISTE JEMOLINI: LORENZO DELLI PRISCOLI, MAGISTRATO DELLA CORTE DI CASSAZIONE

Lorenzo Delli Priscoli, romano, è magistrato del Massimario civile della Corte Suprema di Cassazione, collaboratore per il servizio studi della Corte Costituzionale. Attualmente insegna Diritto commerciale alla Lumsa e all’Università Europea di Roma ed è componente del Consiglio direttivo della Scuola di specializzazione delle Professioni legali di entrambe le predette Università. Numerose, inoltre, le sue pubblicazioni sulle più prestigiose Riviste giuridiche italiane ed è autore di libri in materia di diritto commerciale, di concorrenza, liberalizzazioni e di tutela dei diritti fondamentali.

Un ex jemolino impegnato sia nella carriera di magistrato che nell’affascinante ruolo di docente.

Lei, una volta laureato, decise di seguire il corso Jemolo per la preparazione alla carriera di avvocato e magistrato, cosa la spinse a scegliere l’Istituto Jemolo?

In verità, prima di approdare allo Jemolo avevo frequentato un corso privato di preparazione al concorso in magistratura, ma non riuscivo a seguirlo: troppo nozionistico, troppo monotono: mi mancava un contatto forte con docenti che sapessero trasmettermi delle emozioni, farmi appassionare alle materie giuridiche, che, a seconda dei punti di vista, possono essere considerate o noiosissime o piene di vite e umanità.

A distanza di anni ha mantenuto un forte legame con l’Istituto, offrendo collaborazioni per le attività dell’Istituto e, data la sua alta professionalità, è ormai uno dei docenti più apprezzati del Corso Jemolo. Ci dice quale è stata la sensazione che ha provato tornare, nel ruolo di docente, in quell’aula dove ha iniziato i primi passi per la carriera di magistrato?

La sensazione è stata di familiarità, come se non me ne fossi mai allontanato e ho capito quanto facessi bene da studente a proporre molte domande, perché per un docente è importante ricevere delle domande da un allievo: ti gratifica, ti stimola, ti aiuta eventualmente a correggere il tiro delle lezioni, ti rende più umano: in particolare cerco di “imitare” le molte risposte “dubitative” e “problematiche” che ricevevo: il diritto non è una scienza esatta, non vi sono certezze, quello che conta è pensare con la propria testa, sviluppare le proprie idee, mai adagiarsi su quelle degli altri

Magistrato della Corte di Cassazione e docente di Diritto commerciale, quale è il ruolo che preferisce?

L’uno arricchisce l’altro, il diritto è bello sia nella teoria che nella pratica ed è bene coltivare entrambi gli aspetti, altrimenti ci si inaridisce.

Ora parliamo del suo lato artistico. Di indubbia personalità poliedrica, oltre ad essere uno stimato uomo di giustizia e un rispettabile professore universitario, lei si distingue anche per la sua creatività nel mondo musicale. Apprezzato cantautore romano, nel 2012 porta alla luce il suo progetto “Direzione Anagnina”. Quando è nata la passione per la musica?

Da piccolissimo. Cantavo ovunque: per strada, sotto la doccia, da solo nel letto, mentre giocavo a calcio; come ora del resto. Non ho mai studiato la musica con molta passione e infatti non sono un grande musicista, mi annoiavo, ho sempre preferito cantare e scrivere canzoni.

Ci parli dell’album “Direzione Anagnina”. Quando è nato? Lei scrive sia testi che la musica?

Racchiude tutta la mia vita, che poi, come dice Pupo nella prefazione al libro (sempre dal titolo “Direzione Anagnina”) che accompagna il CD, è un pezzo della vita di ognuno di noi; e quindi penso che sia un disco bellissimo, me lo dico da solo altrimenti nessuno me lo dice: ma provate ad ascoltarlo (se non volete comprarlo qualcosa si può sentire anche da internet), poi dopo ne parliamo!

Si è mai sentito di dover scegliere tra la carriera di giurista e quella di artista?

Sono termini impegnativi: non so se sono un giurista, sicuramente non sono un artista, diciamo che ho studiato legge indirizzo spettacolo! In ogni caso in famiglia la carriera dell’artista” non è mai stata vista troppo di buon occhio e io ho recepito questa mentalità (giusta o sbagliata che sia, è tipica italiana), “relegando” la mia attività di cantautore al semplice ruolo di hobby: ma forse è meglio così, diciamo che vivere una “vita reale” aiuta a scrivere canzoni “più vere”.

L’animo dell’artista si caratterizza per la spiccata sensibilità nell’approccio alla vita, quanto pensa le sia stata utile nella professione di magistrato e di docente?

Mah, diciamo che il termine “sensibilità” è un po’ abusato e che non è sempre vero il luogo comune secondo cui l’artista è sensibile e il giurista è freddo: ho avuto modo infatti di verificare molto spesso il contrario; però, certo, quello che è sicuro è che la sensibilità, da intendersi come umanità, capacità di comprendere davvero le situazioni, l’apertura mentale, sono per il giurista tutte caratteristiche molto più preziose rispetto al mero bagaglio tecnico, che da solo rende il giurista davvero povero: anzi, riprendendo anche la domanda precedente, nella quale non sapevo se potermi davvero definire un giurista, direi che il vero giurista è solo quello che, accanto ad un indiscusso bagaglio tecnico-giuridico affianca una spiccata sensibilità interpretativa della legge e della realtà che lo circonda.

Un consiglio ai giovani laureati che intendono intraprendere la carriera di giurista?

Studiare tantissimo e non solo il diritto, non disperdere le proprie forze pretendendo di sapere tutto, ma cercare di concentrarsi su pochi concetti ben sviscerati. Non farsi scoraggiare dai primi (e dai secondi) inevitabili insuccessi, non cadere nella tentazione di iniziare subito a lavorare subito dopo la laurea perché, purtroppo, quello che si impara all’Università non è sufficiente per godere di una solida e aperta cultura giuridica. I giovani devono appassionarsi a quello che si studia, ricordando che viviamo nel Paese che più di ogni altro al mondo ha contribuito allo sviluppo del diritto, parola che non significa solo un insieme sconfinato di aride norme, ma anche e soprattutto elevazione culturale dell’uomo e insegnamento del rispetto per la sua dignità.